martedì 16 settembre 2008

IL MOSAICO DI SAN TOMMASO IN FORMIS

Alcune fonti ,documentano la fondazione del complesso monumentale di San Tommaso in formis ,all’ epoca di Gregorio Magno (540-606 d.C.)
Lo scrittore Ottavio Panciroli, attribuisce al complesso, la funzione di aver conservato le reliquie del Santo, ma ,ad oggi non vi è certezza .
La fondazione della Chiesa, è da collocarsi tra il X e l ‘XI secolo .
Secondo alcune fonti ,risulta che il complesso di san Tommaso in formis, veniva considerato un monastero benedettino .Gli studiosi trovarono infatti la presenza di elementi che, ricordavano l' abbazia di Cluny.
La fondazione dell’ordine dei trinitari ,avvenne in Francia attorno al 1193, in seguito ,alla visione di S. Giovanni de Matha : durante la prima messa celebrata a Parigi , alzando l 'ostia gli apparve un angelo sopra l 'altare con una croce a 2 colori, rosso e azzurro: “Medesimamente in croce teneva alla destra un christiano e alla sinistra un moro ,ambidoi incatenati , il che mostrava segno di schiavitudine e di cambiar l ‘uno per l ‘altro” da “ La celeste istituzione del Sacro Ordine della Santissima Trinità della redenzione degli schiavi”. Velletri pp18-19 .La liberazione degli schiavi caduti in mano degli infedeli e la loro detenzione in schiavitù ,erano alcuni dei problemi più sentiti in quel periodo. Con il sopravvento dei musulmani su Gerusalemme (1187) ,si ritenne neessario, in difesa dei prigionieri cristiani, un intervento della Chiesa .
Nel 1204 Innocenzo III bandì la quarta crociata per la liberazione di Gerusalemme .Questa crociata assunse non solo il significato della riconquista dei luoghi santi , ma anche l ‘ impegno della Cristianità a liberare i prigionieri dei musulmani. Il riconoscimento dell’ ordine venne certificato dalla bolla di Innocenzo III.. Giovanni De Matha si occupò sia dei prigionieri malati sia fisici che psichici , proprio nel complesso da lui fondato . Morì a Roma 1213 e fu sepolto nella chiesa di San Tommaso. Nel 1655 due monaci trafugarono la salma e la portarono a Madrid.
IL SIGILLO
Entro una edicola marmorea ,con doppio arco a tutto sesto,sostenuto da lesene e da colonnine aggettanti, è inserito il tondo musivo la cui circonferenza è tangente in alto con la lunetta dell’edicola che ospita la croce rossa e turchina dell’ordine e il grande arco che inquadra l’accesso all’ospedale ; il diametro verticale è occupato da Cristo seduto su un trono senza spalliera con l’intento di sorreggere con la mano destra la mano destra dello schiavo bianco, e, con la sinistra la sinistra dello schiavo moro. Intorno al bordo c è la scritta SIGNUM ORDINIS SANTAE TRINITATIS ET CAPTIVORUM .
Secondo il Panciroli il gesto di Cristo sta a significare " lo riscatto dell’uno e dell’altro quando mancasse il denaro”,quasi come un Cristo Pantocratore .
Risulta coerente, il valore di icona attribuito al signum, in quanto traduzione di una visione ,ovvero di un evento visivo e cioè rappresentabile e di immediata comprensione per i tanti captivi.
La scelta del formato tondo viene affiancato allo scudo, che è l’arma principale di salvezza del soldato. Il Cristo, ha i calzari ai piedi che poggiano su un suppedaneo, tangente al bordo inferiore del trono senza schienale e senza decorazioni. Ha le braccia allargate non solo per alludere alla croce ,ma anche per mostrare l’oggetto delle cure dell’ordine ovvero il fedele prigioniero del pagano,reso tale dalla fede in Cristo e per la libertà del quale ,Cristo stesso si fa garante della liceità dello scambio con un prigioniero “infedele”ovvero un non battezzato. Lo schiavo moro ha sulla mano destra il laccio dei suoi ceppi ,a significare che prima di essere prigioniero dei cristiani ,è prigioniero di se stesso e delle tenebre che lo avvolgono.
Gli autori della nostra opera d’arte ,sono i marmorari romani Jacopo e suo figlio Cosma ,come dimostra la scritta posta sulla cornice “MAGISTER IACOBUS CUM FILIO SUO COSMATO FECIT OHC (SIC) OPUS”. Questa edicola si può paragonare ,con la lunetta del portale destro del duomo di Civita Castellana, anche questa opera dei maestri citati prima .
Il medesimo disegno lo troviamo nel codice Vat. lat. 5407 al foglio 53v. p 99 v (mm 210 x 280 ) fatto dai trinitari di San Tommaso in formis , anche se stilisticamente è differente, nel San Carlino alle quattro fontane ,opera borrominiana del 1594.
Il mosaico, secondo Giulio Cipollone, uno studioso dell' arte musiva , è una “ trasmissione del bello e del bello nella storicità ". Vede l ‘artista come “artifex” con i limiti dovuti alla sua percezione individuale e i limiti imposti dal committente. Nella lunetta dell’ edicola è sita una croce che è coeva , ma venne messa in seguito per rendere più evidente e visibile l’appartenenza di san Tommaso in formis all’ordine dei trinitari .
IL MOSAICO
Le tessere sono di materiale lapideo , di terracotta ,di pasta vitrea e smalto. Secondo una antica tecnica era stato eseguito da tre diversi maestri : il pictor imaginarius ,che , avuta l’idea della composizione ,eseguiva il disegno, il parietarius,che riportava e adattava il disegno sul muro, il musivarius, che disponeva in modo vario ,su uno strato di cemento le tessere,per ricavarne i migliori effetti di luce.
La circonferenza più interna ,consiste in un giro di una sola tessera di colore scuro; la seconda ,di un giro di due tessere di color rosso; per la parte più in alto del mosaico, in corrispondenza della croce sull’asta del Bianco sin verso il capo del Moro; il resto è realizzato da tre tessere. La terza circonferenza in marmo è modulata in quattro sbalzi che alzavano,verso l’esterno di 15 mm ;la quarta circonferenza consiste in una fascia di mosaico blu che contiene la legenda emblematica.
L’intero mosaico poggia su di un piano perpendicolare ,e, questo è interamente ricoperto da tessere di pasta vitrea dorata dome le lettere della leggenda .Sono di pasta vitrea: il mantello di Cristo , il corpo del Moro, il fondo della leggenda e i chiaroscuri.
Tessere lapidee : rosa e bianco del panneggio di cristo , incarnati del Bianco e del Cristo Tessere di cotto :passaggi cromatici di luci e ombre della tunica di Cristo .L ‘opera pare sia stata realizzata in “6 giornate”.A “livello figurativo” seguiamo il movimento dall’alto verso il basso e da sinistra a destra .

LE FIGURE
Il Cristo è più grande, rispetto agli schiavi in proporzione di uno a tre . Ha una fluente chioma con una leggera riga centrale . Le pupille degli occhi sono formate da tessere più grandi e sono rivolte verso sinistra .Il naso affilato e la barba ,folta, ricopre il viso incorniciandolo. Il mantello, scende dalle spalle ricoprendo la spalla destra e il braccio destro sino al gomito, mentre dall’alto lato,ricopre la spalla e il braccio sinistro fino al polso ,per scendere ,seguendo il lato sinistro ,sulla vita e terminare a coprire la gamba destra. La tunica che incornicia il collo, è senza adorni ,e, su essa scorre una stola dorata lunga fino ai piedi .I piedi sono calzati da sandali
Lo schiavo Bianco
Il suo viso è posto di profilo a ¾ voltato verso sinistra. .Il naso e gli occhi sono ben delineati, il corpo è ignudo con un panno che cinge la sua vita, dal bacino fino alle ginocchia. Impugna una croce di colore scuro con la mano sinistra. Le caviglie sono avvinte da ferri ma questi sono spezzati. I piedi sono scalzi.
Lo schiavo Moro
Questa figura è di colore molto scuro . Ha i capelli ricci ,il corpo ignudo ,con un panno che lo copre dal bacino alle ginocchia .Ha una corporatura più solida e massiccia rispetto al Bianco . L’altezza è uguale per entrambi. Ha alle caviglie due ferri chiusi , i piedi sono scalzi.
Il messaggio che si voleva trasmettere è arrivato alla folla di fedeli ,acquistando ,con il tempo un valore universale e cioè che attraverso il Cristo ,l’umanità in tutte le sue razze può raggiungere la salvezza e la liberazione dai ceppi del peccato.

Federica Pansadoro

http://www.lottimista.com/cultura/arte/1271-san-tommaso-in-formis-un-monumento-della-tarda-antichita-romana-giunto-fino-a-noi.html


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