Grande affluenza di pubblico per Van Gogh durante il “ponte” di Ognissanti. Quasi seimila persone hanno ammirato le opere del pittore olandese esposte al Vittoriano di Roma. Ad oggi si contano più di centomila visitatori dall’8 ottobre 2010, giornata inaugurale dell’esposizione. Questi dati di numeroso afflusso saranno sicuramente evidenziati dalla curatrice Cornelia Homburg, nota studiosa del pittore e ricercatrice in ambito internazionale, che, con lavoro certosino, decise tre anni orsono di allestire una raccolta dei quadri del maestro, quasi una mostra antologica con lo scopo precipuo di raccontare, attraverso i dipinti, lo svolgersi della vita travagliata dell’artista, sia in campagna che in città.
I quadri di Van Gogh, presi in prestito dai musei più importanti del mondo, tra cui il Van Gogh Museum di Amsterdam, il Museum of Modern Art di New York, il Museè du Louvre di Parigi, la National Gallery of Canada, e da collezioni private, sono circa settanta, scelti tra tele e disegni su carta; a tali capolavori si aggiungono una quarantina di opere di altri pittori dell’epoca, come Gauguin, Pissarro e Millet.
Da un’analisi delle tele, si ripercorre la vita artistica di Vincent Van Gogh, segnata da problemi fisici e psichici, emersi durante gli anni. Nato il 30 marzo 1853 a Zundert, piccolo comune dell’Olanda, situato nella provincia del Brabante Settentrionale, Van Gogh fu indirizzato alle arti dallo zio paterno che aveva il suo stesso nome ed era un antiquario. Si iscrisse all’Accademia di belle arti di Bruxelles, perfezionando le tecniche della prospettiva e dell’anatomia delle figure. Nell’artista era presente una personalità complessa dove sussistevano diverse realtà che Van Gogh cercò di trasfondere ed amalgamare nei suoi quadri. Si rileva nelle tele l’amore per il mondo “povero ma onesto” della campagna. A questa visione bucolica, si aggiunge quella derivante dal soggiorno del pittore a Parigi, dove Van Gogh iniziò a frequentare colleghi impressionisti e puntinisti che lo portarono ad abbandonare i colori cupi degli anni precedenti, privilegiando colori dalle tonalità chiare e dalla pennellata vigorosa. Di questo periodo sono i quadri Orti a Montmartre e Strada con sottopassaggio. In seguito Van Gogh si trasferì ad Arles, per sfuggire alla caotica vita parigina e, nella pace di questa piccola città, creò opere dove veniva fusa la prima esperienza maturata in Olanda e quella di Parigi. I quadri Albicocchi in fiore e il ritratto eseguito da Paul Gauguin a Van Gogh che creava la famosa opera I girasoli, si datano 1887-1888. In quel momento si manifestò l’acme della follia del genio olandese che, dopo una furibonda discussione con Gauguin, si mozzò l’orecchio sinistro. Soffrì ancora diverse crisi epilettiche e, per guarire da questa malattia, fu mandato prima a Saint Remy e poi a Auvers Sur Oise. Era il 27 luglio 1890 quando, mentre si trovava in un campo di grano per disegnare, il pittore si sparò al petto. Tornò poi a casa e morì per soffocamento due giorni dopo.
Alla mostra del Vittoriano troveremo tantissimi tra i suoi più apprezzati capolavori: non i classici girasoli o le nature morte, come evidenziato dalla curatrice, ma una scelta di tele dove l’autore ha dipinto quello che i suoi estimatori amavano ammirare: la vita quotidiana vista con i suoi occhi. L’evento terminerà il 6 febbraio 2011.
Federica Pansadoro
http://www.lottimista.com/cultura/arte/990-van-gogh-boom-di-visite-al-vittoriano.html
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